lunedì 27 gennaio 2014

Un urlo terrificante rotto dal suono delle sirene...



L’intruso

Un urlo terrificante echeggiò con veemente forza in una centralissima via del Borgo Teresiano. Questo boato sovraumano proveniva dall'ultimo piano dell'antico palazzo in cui visse, per un certo periodo, un ricco commerciante triestino. La ragazza del sottostante bar, preda dallo spavento lasciò la presa del sacco nero che stava portando alla discarica in piazza. 
Miriade di bottigliette si frantumarono con terribile frastuono.

Molti avventori si dileguarono di corsa.

Il bar spense le luci, pensando ad un possibile attacco terroristico.
L’agenzia viaggi vis à vis al n. in questione chiuse le tendine.
L’urlo terrificante si ripetè intenso ma questa volta breve. Seguì un silenzio inquietante, rotto dal suono delle sirene della volante.
Stridere di pneumatici, sbattere di portiere e due poliziotti di corsa raggiungono il palazzo.
Lei, la donna dello strillo era riversa a terra e sussura con flebile voce: " lo go visto, lo go visto"



Il commissario de Lorenzi contava i minuti per smontare dal servizio. Aveva avuto una giornata piena  di impegni ed era riuscito a mangiare frettolosamente un panino con la porzina da Bepi S’ciavo e una biretta.
Aveva un appuntamento a cena con lo scrittore Haninchen, il suo gost writer.
Stavano sistemando gli ultimi dettagli preparatori per la stesura di un nuovo romanzo giallo “El morto de piaza Goldoni”, “Der Tot in Goldoni Platz”. E poi un piatto di sardoni fritti e impanati con insalata di radicchio e fagioli avrebbe rappacificato il suo stomaco, dopo il misero pasto di mezzodì.
Era immerso in questi pensieri quando irrompe nell’ufficio il suo assistente Vito.
"Capo, qua vizin se ga sentì dele grida tremende. I ne ga ciamà e dovemo andar"
"Dove è successo?" chiede infastidito il commissario.
"qua in via Roma" precisa Vito.
"Andiamo con la volante e contromano per Corso Italia, perchè ho fretta"
Così dopo pochi minuti, scansando la 11 e la 18, arrivano in via Roma.
Salgono le scale fino all'utimo piano.purtroppo senz'ascensore. La porta è socchiusa. Vito grida "c’è qualcuno?". "sì son qua, per tera!" sussurra una voce femminile.
Vito apre la porta e scorge l'esile figura di donna distesa sul pavimento . Si notava una certa fermezza nel suo sguardo rivolto a Vito mentre diceva "lo go visto, lo go visto".



Il giorno precedente ore 18
Vania è seduta in salotto; computer sulle ginocchia. Sta nagivando in internet. In particolare aggiorna i suoi blog con le notizie del giorno, con diari di viaggio, ricette.
Il tutto corredato da fotografie.
Il suo interesse principale sono i viaggi. Quasi involontariamente il suo pensiero si rivolge a Emanuele, il suo compagno di viaggi.
Ultimamente è un pò strano. Vuole andare a Sharm, ma poi cambia idea. Troppi attentati. In India? prima sì; dopo troppe zanzare. In California? troppo lunga. A New York per il San Patrick Day? troppo cari gli alberghi. “spero che si decida prima o poi; io in definitiva ho sempre la valigia pronta” pensa Vania. 
Nel smanettare sul Pc sente degli strani scricciolii. Non ci ha mai fatto caso prima.
Ora abita sola. Sua sorella si è trasferita pochi giorni fa e non si è portata via il televisore. “Che sfortuna”. Proprio un oggetto inutile e insopportabile. Porta via spazio 
alla creatività.
Questi rumori strani provengono dall’armadio. Si avvicina, toglie alcuni cassetti e scorge della polvere di segatura. Qualcosa o qualcuno si sta mangiando l’armadio!
“Saranno tarli. Domani con il chiaro indagherò meglio”.
Non fu una notte di sonno tranquillo con quei frequenti rumori inquietanti .
Il giorno seguente i suoi sospetti furono confermati e si affrettò a comprare un prodotto anti tarlo. “li sniderò quei maledetti”. Ne parlò anche con Emanuele che confuse tarli con tarme e la mandò alla coop a comprare naftalina per proteggere i maglioni. “Fidarsi degli uomini!” Spesso vivono tra le nuvole.
Dopo aver abbondantemente applicato il prodotto antitarlo, scorse nella statuina di legno rappresentante Confucio, un caro ricordo di viaggi passati, un forellino. Labestiolina maledetta aveva colpito una cosa a lei cara. “La pagherà”.
Con una siringa iniettò il liquido velenoso e una bestiolina rossa e schifosa, schizzò fuori, colpì il suo volto e rimbalzò a terra nascondendosi sotto il mobile.
Lei presa dallo spavento urlò ripetutamente e cadde svenuta. Al suo risveglio vide il volto di Vito e del commissario de Lorenzi che le porgeva un bicchiere d’acqua.


Prequel: Rio de Janeiro, Brasile, ottobre 2013

Dedè, il cugino di Vania, sta preparando il pacco con le magliette riportanti la foto della visita di papa Francesco di un mese prima. Le ha chieste Vania. Una maglietta per suo figlio e una per Emanuele. Fa caldo. Dal soffitto cadono dei piccoli insetti rossi e finiscono tra le magliette.
Non hanno bisogno di tanto per sopravvivere ad un volo e finire quindi dentro un cassetto del soggiorno di una via del Borgo Teresiano.
Questa è una razza di tarli molto tenace; proviene dall’Amazzonia e solo un veleno al curaro può neutralizzarlo.



20 gennaio 2014
Vania si è ripresa e racconta tutto al commissario de Lorenzi.
"Vedo che si è ripresa, le auguro quindi una buona serata. Le consiglio di chiamarela squadra antidisinfestazione domani". Dice sorridendo de Lorenzi e poi rivolto al suo assistente "andiamo Vito, che ho fretta" "sì capo, anca mi go fame"
Riuscirà Vania a debellare il terribile tarlo?
Le viene una idea eccezionale. Va a comprare un pezzo di legno morbido e lo mette vicino all’armadio e aspetta con calma che il tarlo abbia fame e si getti avidamente sul legno. In un sol istante Vania prese il curaro e lo gettò sul tarlo.


Il racconto è stato scritto dal mio amico Vittorio Emanuele, a cui vanno i miei più fervidi complimenti e il mio grazie per le tante risate che mi sono fatta.